Riflessioni di una neo-ventiquattrenne

Un po' come Capodanno (per me festa fasulla ed insignificante) e per il primo Settembre (vero inizio di ogni anno), il giorno del proprio compleanno è un momento in cui si tirano le somme dell'anno appena trascorso e ci si chiede cosa si sia combinato, cosa sia cambiato e cosa si potrà migliorare.

Forse è per questo che con gli anni mi è venuta meno la voglia di festeggiare; ho paura di fermarmi a pensare e realizzare di colpo cose di me che mi sono nascosta a fatica per ben dodici mesi.
L'ultimo compleanno festeggiato volentieri è stato quello dei miei 21 anni, per cui addirittura mi auto-regalai un anello come monito di un'età in cui non si è più ragazzini, ma si è lì lì per entrare nel mondo degli adulti, cosa ben più tangibile allora che a 18 anni. Gli altri numeri poi mi sono sempre suonati un po' male...ventidue, ventitré..ora questo ventiquattro che mi fa avvicinare pericolosamente al fatidico quarto di secolo. Per quello poi c'è una vera e propria ansia diffusa, come se uno arrivato a 25 anni debba aver per forza fatto qualcosa di memorabile. (ma cosa poi?!?)
E invece io sono qua, a cercare di barcamenarmi e capire cosa fare del mio futuro mentre tento di porre fine a quest'agonia universitaria.
Mi sembra di non fare nulla, di stare a perder tempo.

Mi ripeto continuamente di non essere così impaziente (caratteristica necessaria di noi Sagittario), che prima o poi arriverà il momento di dimostrare agli altri, ma in primis a me stessa, cosa sono in grado di fare. Anche se la voglia di buttarsi è adesso, è ora.

Ritrovarsi in quest'età non è per nulla facile perché da una parte capisci che devi prenderti qualche responsabilità, addirittura scalpiti per averle, dall'altra non sai neanche te come gestirle e come fare. Spesso non te le danno neanche, le responsabilità, e ti senti una creatura di mezzo, ne' teenager spensierato (il massimo problema erano le versioni di latino o i primi amori dolcemente complicati, a ripensarci) ne' adulto onnipotente.
Ed è lì che, o sopraggiunge una leggera depressione, o la vince una sana incazzatura determinata che ti incita a strapparle di mano, quelle responsabilità che non ti voglion dare!

Ma in questi anni "bloccati", ho capito una cosa che spesso viene sottovalutata: l'importanza del saper aspettare, che è l'altra faccia del saper agire.
Sono stati anni in cui ho viaggiato molto, ho conosciuto persone nuove e riscopertone altre 'vecchie', ho letto (mai abbastanza) e ho osservato molto tutto ciò che mi circondava cercando di coglierne il significato più profondo.

Ho capito che a volte è bene aspettare, che a far le cose di fretta, esce sempre un troiaio.

Per cui dico, alla me stessa appena rinata ventiquattrenne e a tutti gli altri nella stessa condizione, di non dubitare che il momento giusto per fare - e fare bene - arriverà e che l'adesso è tutta una preparazione per quel momento. Non sprechiamo l'attesa, ma ponderiamo bene come uscirne.


Mercurio passa davanti il sole, di Giacomo Balla. 





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