Nostalgia canaglia e considerazioni sparse - Dear Japan, I truly miss you

La nostalgia mi sta uccidendo, neanche troppo lentamente.

Quando a marzo, dopo sette mesi in giappolandia, sono tornata nella patria terra, sinceramente mi sono sentita riavere. E non solo per la teglia di lasagne calde che mi aspettava al rientro.

Perché, diciamocelo, il Giappone è un paese affascinante e bellissimo ma è anche molto, molto pesante da vivere. Ne ho potuto avere un piccolo assaggio che mi ha fatto capire molte cose. 

Dopo qualche mese ero stanchissima e stressata per cercare di gestire le cinque persone di cui ero composta al momento: la studentessa universitaria con test da preparare ogni settimana e compiti giornalieri, la fidanzata, la persona socievole che vuole uscire la sera e spararsi qualche birretta, la turista culturale con la mappa di templi da spuntare e, forse quella più vicina al mio vero IO, la Vio cacciatrice di cazzate limited edition Japan nei peggiori negozi di Kawaramachi (roba che al Village Vanguard e al Sanrio shop ci avevo fatto il solco). Mai quanto allora ho desiderato che le giornate durassero almeno 50 ore.
A questo aggiungiamoci anche la debilitazione fisica dovuta al non riuscire ad abituarmi ad una dieta "salutare", io che vivo di pasta, pane, pizza e ogni carboidrato che cresca sotto il cielo d'Italia.
Là è tutto buono e si campa a riso riso riso e ok, ma l'energia che ti da' un piatto di pasta al sugo non te la da' nient'altro nella vita. Amen.

Quindi si, avevo sinceramente voglia di tornare a casa e riprendermi un attimo. 
Mare, amici, un po' di studio, passeggiate nella mia Firenze (che ho rivisto con occhi da turista innamorato) e ingranare piano piano la solita routine casalinga.  
Poi, verso fine Settembre, ho sentito qualcosa; come una mancanza in mezzo al petto. Ho capito che un pezzettino di cuore è rimasto per sempre là e ogni tanto devo andare a vedere come sta e a lasciarcene un altro poco a fargli compagnia. 

Perché il Giappone, con tutti i suoi difetti e le incomprensioni tra di noi, esercita su di me un fascino infinito. E' un altro Universo e ho voglia di scoprirne più lati possibili e di collocarmici in qualche maniera, di affondare tra le sue pieghe di bamboo e chiudere gli occhi sotto una cascata di petali di ciliegio.  

Quindi che dire, Dear Japan, mi manchi da fare schifo e sento che ci rivedremo presto 



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