Villa Peyron con Paolone

Ci son dei momenti in cui vado in fissa totale per qualcosa; una sorta di ossessione che devo portare a termine il prima possibile perché io sento di doverlo fare.
Niente di preoccupante o malsano, dei semplici pensieri fissi.
L'ultimo è stato: devo visitare una villa fiesolana in primavera.

Con l'imbarazzo della scelta, tra ville appartenute a grandi famiglie o a stimati personaggi del '900 italiano, sono andata a pescarne una più discreta, meno conosciuta...tale Villa Peyron.

Paolo Peyron, discendente di una famiglia torinese che aveva affari a Prato, ereditò la villa nei primi anni del 1900 e, non appena divenne maggiorenne, pote' disporne a proprio piacimento.
Se il padre e chi vi era stato prima avevano sempre dato un'impronta agricola alla tenuta, Paolo si prefissò da subito di trasformarla in una residenza signorile circondata da un ampio giardino.
 L'idea che aveva in testa era :"realizzare uno squarcio nel bosco, per ammirare il paesaggio"  e così fece, sfoltendo il bosco di cedri e togliendo gli orti. E' a lui che si deve ancora oggi la possibilità di passeggiare per il giardino all'italiana (disposto su più terrazzamenti) e di godersi Firenze in lontananza. 



*molte delle info riportate da qui in poi le devo al Dottore in Paesaggistica Marco Mucini, che ha svolto il compito di guida con particolare simpatia in una calda e assolata domenica di maggio*

La prima cosa da dire, nel caso non lo notiate una volta lì, è che la villa ha un'impronta strettamente personale conferitale, ovviamente, dal proprietario Paolo Peyron. 
Già sulla porta d'ingresso, si nota una scritta in latino: "non della mia casa, ma del mio cuore vi apro le porte." Ed effettivamente è così; più si va avanti con la visita e più ci si rende conto di star ripercorrendo la vita condotta quotidianamente da un uomo nel suo bel giardino. Alla fine sembra quasi di averlo conosciuto, questo Paolone.

Si vede cosa vedeva lui, quando si affacciava al parapetto merlato che da' sul lago con quell'acqua pazzescamente turchese...


... e viene da riflettere, tra le azalee decennali e i rospi di pietra...






...pensando che lui ogni pomeriggio (non a dicembre ovviamente), si rilassava in piscina per poi prendersi il te' qui, a questo tavolino di pietra. Me lo immagino proprio, Paolo, super rilassato, con una vestaglina leggera a godersi la sua creazione.


La struttura del giardino si svolge su diversi terrazzamenti, ognuno con la sua caratteristica...impossibile non notare l'intero "piano" dedicato alla piscina, decorata con putti cavalcanti pesci che, credo, sono anche delle fontane . Dico "credo" perché , purtroppo, le numerose fontane e fontanelle del giardino e la loro manutenzione sarebbero una spesa non sostenibile dai gestori della villa e vengono tenute spente. Però peccato, che l'impianto originale è tuttora funzionante e visitare il tutto in mezzo a giochi d'acqua e schizzetti vari sarebbe un'altra cosa. Anche la piscina svuotata, ovviamente.



Ah, stavo parlando dei putti..eh beh, c'è da dire che sono loro il vero filo conduttore di tutto il giardino, dato che si trovano in ogni angolo! 
Simpatici i quattro  messi attorno alla "zona merenda" / "ora del te'", a rappresentare le quattro stagioni.

putto della scalinata

Belle anche le parti che si discostano dalla struttura centrale e si sviluppano in angoli più nascosti, come il pergolato in terracotta rialzato su una terrazzina avvolta dal verde e una sorta di girotondo in pietra decorato con  statue di donzelle che danzano.




Oltre a queste e agli adorati putti, il giardino è costellato anche da altri tipi di statue: sui merli dei muretti si ergono divinità pagane come Mercurio, Apollo, Diana e, all'improvviso, mezzi nascosti dai cespugli, dei fauni malefici!




Su un lato ombreggiato, la cappella in cui lo stesso Paolo Peyron è sepolto col fratello e la quale reca la scritta "l'amour nous unis"  (l'amore ci unisce). 
Nella parte bassa del giardino ci sono anche le sepolture dei suoi fidi cani ( che avevano dei nomi assurdi che purtroppo non ricordo).

Ultima nota: Paolo (ormai nostro BFF) era un massone e questo suo lato traspare anche da molti elementi del giardino, se ci si fa caso. La piattaforma sul finire della sesta terrazza, dominata dalle statue di Apollo e Dioniso (contrapposti in varie ideologie; per prima ricordo quella nietzschiana) e dalla quale si svicolano vari sentierini attraverso il bosco lasciato più selvatico, può rappresentare il trovare la luce, la propria via.
Più esplicito è il messaggio di questa fontana


E infine, questo busto era messo lì, senza nome...ma  di chi può essere, se non di Paolo Peyron? 


<3




Info


Da Fiesole, proseguire per Vincigliata.

La villa è aperta solo nei weekend e , la seconda domenica del mese, viene offerta l'opportunità di una visita guidata al costo di 11 euro (l'entrata normale sarebbe 10).
Il sito su cui reperire altre info e i contatti > qui

Come vedete aprendo il sito, Villa Peyron è sotto la tutela di una fondazione che porta il suo nome associato a quello dei Bardini, proprietari dell'omonimo giardino storico di Firenze. 
Ma questa associazione non è casuale; infatti le famiglie Bardini-Peyron erano legate da un'amicizia consolidata e confermata dal fatto che i Bardini "prestarono" ai Peyron un'istitutrice che educasse il piccolo Paolo.
Altra associazione legata ai nomi dei Peyron e , nello specifico, a quello di Paolo, è la Società Italiana dell'Iris, che si occupa del giardino al Piazzale Michelangelo (già citato in questo post>   ). 


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